8 golden rules per round milionari

Un giro d’affari mondiali che arriverà a 1,94 miliardi di dollari entro il 2023. Parliamo del poke, il celebre piatto hawaiano di cereali, pesce crudo e verdure, che è di moda e amato anche nel nostro Paese. Il record di richieste è stato registrato nel 2020, con un incremento del 110% di ordini sulla piattaforma di food delivery Just Eat, in pieno lockdown (dati Osservatorio sul mercato dell’online food delivery di Just Eat).

Se gli italiani si sono avvicinati al piatto, lo si deve  anche al lavoro delle reti franchising regine del poke italiano che dimostrano come si possa costruire una rete di franchising nel food puntando su innovazione e sulla semplicità della materia prima.

4 segreti per costruire un format food: il caso I love Poke

Oltre a piacere ai consumatori, il poke è un format che ha attirato “gli appetiti” degli investitori. I love pokè, per esempio, la catena di franchising guidata da Rana Edwards, ha saputo ottenere un round di 14 milioni di euro, guidato da da Francesco Manzi, imprenditore del settore immobiliare e retail che vanta partnership con McDonald’s, KFC, Burger King.

Per portare al successo la sua catena, Rana ha puntato sul Farm to Table, ovvero un modello di business  in cui ogni ingrediente viene offerta in modo fresco e naturale. Il brand ha standardizzato una formula che si basa su quattro concetti: “custom, fast, fresh e healthy”. Con “custom” il brand punta ad adattarsi al cliente per ogni singolo ingrediente, ogni poke è preparato al momento. “Fast” è la sfida più importante vinta dal brand: far sposare la volontà della massima personalizzazione alla velocità nel servire il piatto (una circostanza che è possibile, grazie a una facile disposizione degli ingredienti nel punto vendita, che facilitano la scelta del cliente). 

E poi ci sono i due concetti legati alla qualità dell’offerta, ovvero “Fresco” , con il pesce fresco e le verdure consegnate ogni mattina e qualità degli ingredienti. Per garantire degli standard di qualità per tutti i punti vendita, la società ha deciso di appoggiarsi a un unico centro di produzione (tra Pioltello e Segrate) che fornisce tutta la materia prima: pesce, salse e marinature che risultano freschi grazie anche a delle tecniche avanzate di produzione, come l’abbattimento ad azoto liquido.

Riassumendo sono quattro i fattori che hanno consentito al suo format di toccare oggi 30 punti vendita e 100 dipendenti: 1) qualità della materia prima; 2) personalizzazione massima, 3) un massimo controllo sulla produzione con un unico centro che fornisce gli altri punti vendita; 4) tecniche di conservazione nuove, come l’azoto liquido usato per l’abbattimento.

La tecnologia che accelera un franchising: il caso PokeHouse

Un quinto segreto che spiega il successo dei format sul poke è la capacità degli imprenditori di parlare il linguaggio delle giovani generazioni, puntando proprio sulle nuove tecnologie. Un esempio è PokeHouse, il franchising guidato da Matteo Pichi e Vittoria Zanetti, che ha saputo costruire un modello di business con una forte componente digitale.

È proprio il CRM proprietario che ha consentito all’azienda di gestire i dati dei propri clienti, con un approccio data driven. Questo approccio è servito al brand per ridurre il livello di rischio e per cambiare strategia in modo più reattivo rispetto ai competitor.

Il brand che ha ottenuto un round di 20 milioni (guidato da Eulero Capital) e ha 60 negozi in Italia ed Europa ha anche altro da insegnare a chi vuole creare un format food nel poke. Innanzitutto, l’inizio lean, “leggero”, come insegnano le startup con l’azienda che è partita sperimentando una piccola dark kitchen, come prova di mercato, e poi solo successivamente aprendo un laboratorio a Rozzano.

Inoltre, ha puntato fin da subito sul delivery in anticipo rispetto ai competitor. Così ha saputo navigare bene le acque tempestose della pandemia, avendo già un canale sviluppato.

In sintesi, l’esperienza di PokeHouse ci aiuta a comprendere quali sono altri 4 segreti di un format food che funziona: 1) l’analisi continua dei dati; 2) un approccio lean, con una partenza a piccoli passi e con un budget limitato per poi crescere gradualmente; 3) essere capace di anticipare dei trend sul mercato, come è accaduto con il delivery; 4) costruire un esperienza acquisto utente omnicanale, offrendo strumenti come un’applicazione per favorire un rapporto diretto con il consumatore, riducendo il peso degli intermediari.

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