Franchising, ci vuole un Phygital bestiale!

Ricordate quando Luca Carbone cantava:  “ci vuole un fisico bestiale per fare quello che ti pare…” ? Bene, allora allo stesso modo del cantautore bolognese grido a gran voce che ogni rete franchising dovrebbe dotarsi di un piano d’investimento per attuare strategie phygital al fine competere e innovarsi.

Che l’ecommerce stia contribuendo alla crisi degli store fisici è un dato di fatto, su cui c’è poco da dibattere. Eppure, bisognerebbe chiedersi se i punti di vendita stiano facendo abbastanza per contrastare lo strapotere dell’online e andare incontro alle esigenze e alle aspettative dei consumatori di oggi.

A questa domanda, possiamo facilmente rispondere noi consumatori, chiedendoci qual è l’ultima volta che siamo entrati in un negozio e abbiamo provato una qualsiasi forma di emozione o un’esperienza degna da ricordare.Proprio le parole emozioni, esperienze e in più storytelling sono le chiavi per comprendere un fenomeno che già da diversi anni è l’ancora di salvezza per chi vuole salvare i punti di vendita fisici dalla chiusura.

Si chiama phygital ed è composto dalla crasi tra due termini fisico e digitale, un neologismo che spiega la necessità, nel mondo di oggi, di trovare delle forme di interazione tra mondo fisico e digitale e un negozio diventa lo spazio perfetto per mettere in scena questo matrimonio.

Phygital, un concetto che nasce nel 2014

Prima di mostrarti dei casi concreti di come molti brand stanno interiorizzando il concetto di phygital all’interno delle loro strategie di marketing, ripercorro brevemente la storia del phygital che nasce come concetto nel 2014 all’interno della catena americana Lowe’s, la quale annuncia l’introduzione di alcuni robot che aiutavano i clienti negli acquisti, chiamati OSHbot.

Già da questa prima esperienza, possiamo trarre quali sono i concetti attorno a cui ruota il concetto di digital: una tecnologia di impatto, la velocità nella fruizione di un servizio, l’immersione, per rendere l’utente protagonista della storia che il brand sta raccontando e infine l’interazione che avviene tra il la sfera emotiva e la tecnologia legata la brand, proprio durante la fase di acquisto.

Camere del freddo e specchi magici

Sarebbero diverse le esperienze phygital che alcuni brand hanno lanciato, ma alcune hanno colpito di più la mia immaginazione. Feltrinelli, per esempio, in uno dei suoi store a Piazza Piemonte a Milano, ha lanciato tempo fa un vero e proprio viaggio “journey” che il cliente può intraprendere all’interno del punto vendita: qui, può guardare dei video di librai del brand che recensiscono dei libri sui dei totem, con la possibilità di contattarli per delle consulenze tailor made, via whatsapp. Inoltre, il brand ha dotato i suoi punti vendita di tecnologie di scansione QR code, con cui è possibile acquistare con lo smartphone senza passare per la cassa.

Quando si parla di phygital, un’altra esperienza degna di nota è quella del brand Rebecca Minkoff che, nei suoi negozi di New York, ha installato dei camerini digitali che contengono all’interno uno specchio con il quale i clienti possono interagire, visualizzando, per esempio, le foto dei vestiti, assistendo a delle sfilate e potendo comunicare con uno stylist, direttamente dal camerino, per avere consigli su accessori da abbinare.

La fantasia non è mancata al brand Woolrich di Milano che nel suo flagship store di Milano ha installato delle stanze del freddo, con una temperatura intorno ai – 20 gradi, con tanto di neve artificiale, per consentire ai suoi clienti di testare un giubbotto, immergendoli in una delle situazioni che potrebbero affrontare nella vita reale.

Omnicanalità ed empatia

Le reti franchising oggi hanno una grande opportunità con i clienti che pur avendo compreso i vantaggi della vendita online ne sono assuefatti e sognano esperienze di acquisto sempre più “umane”, lontane dal marasma di connessioni e dati.

Offrire allora delle tecnologie innovative, sviluppare dei punti di contatto che permettono al cliente di passare velocemente da canale fisico a quello digitale in modo fluido (la cosiddetta omnicanalità) e l’empatia, sono le strade da seguire per salvare i negozi, anche quelli di quartiere, dalla concorrenza dei big mondiale dell’ecommerce e creare così valore.

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